Stenosi “molle” di canale vertebrale e distanziatore interspinoso (dinamico o con fissazione)
E’ una condizione patologica dovuta, nel paziente di terza età, ad un eccessivo avvicinamento di 2 o più vertebre, spesso dovuto a compressione delle radici nervose della cauda, che porta lentamente il a paresi progressiva. La malattia è responsabile di alterazioni della sensibilità degli arti inferiori (parestesie, formicolio, dolori urenti, crampi notturni, scosse elettriche) associata ad una progressiva riduzione della capacità di marcia del paziente.
L’ intervento TC guidato mininvasivo consiste nell’introduzione di un distanziatore interspinoso, con incisione di pochi millimetri, solitamente in analgosedazione semplice, ha una durata di 3-4 minuti e non comporta alcuna necessità di recupero post-operatorio.
Ernia del disco o discale e discectomia percutanea
E’ una vera malattia sociale, interessando un’ampia fascia di popolazione, sia in giovane che avanzata età, ed è una delle principali cause di assenza lavorativa. Solitamente, il paziente avverte un dolore che dal centro del gluteo si irradia lungo l’arto (superiore o inferiore) accentuato sotto carico. Il dolore può perdurare settimane e resistere all’assunzione di farmaci convenzionali.
Fatta eccezione per i casi di ernia espulsa, in cui la procedura chirurgica convenzionale è l’unica alternativa percorribile, in pazienti con ernie discali in fase iniziale o contenuta (i casi più comuni), è possibile il ricorso a tecniche di discectomia (cioè distruzione di parte del disco malato) percutanea mininvasive, effettuate in circa 15 minuti, anestesia esclusivamente locale, nessun taglio cutaneo. Le tecniche più diffuse sono di tipo meccanico-fisico o iniettivo-chimico.
Frattura vertebrale e tecniche di plastica vertebrale (vertebroplastica, stent-plastica, vessel-plastica)
Ogni anno si registrano in Italia 45.000 casi di fratture vertebrali osteoporotiche, e sono ormai 15.000 i ricoveri ospedalieri all’anno per frattura vertebrale osteoporotica, traumatica o neoplastica.
Le fratture vertebrali osteoporotiche costituiscono una delle manifestazioni più frequenti di malattia, spesso causa di dolori invalidanti che costringono il paziente all’immobilità, con tutte le conseguenze dell’allettamento prolungato (tromboflebiti, flebotrombosi, piaghe da decubito) e all’uso di busti di contenzione rigidi spesso maltollerati, soprattutto dal paziente di III età e con problemi cardiorespiratori. Si verificano anche in pazienti che hanno fatto uso per lungo tempo di cortisone per patologie croniche infiammatorie (osteoporosi secondaria). Le fratture vertebrali tumorali sono purtroppo una delle complicanze più frequenti di tumori primitivi (nati cioè direttamente dentro la colonna vertebrale) o secondari (metastasi). Le fratture traumatiche possono costituire necessità di immobilizzazione per lungo tempo, evento particolarmente non gradito in caso di paziente in attività lavorativa o sportiva.
Le tecniche di plastica vertebrale vengono effettuate in circa 20-30 minuti, in anestesia locale (ad eccezione delle fratture cervicali tumorali), il cemento iniettato si solidifica in pochi minuti ed il paziente può tornare alla sua normale vita quotidiana in 12-24h. L’ intervento di ricostruzione e/o rimodellamento vertebrale consiste nell’introduzione, attraverso agocannula, di uno speciale “cemento” che solidifica in pochi minuti eliminando il rischio di crollo vertebrale in un corpo vertebrale fratturato per evento traumatico, fragilizzato per osteoporosi o distrutto da tumore. E’ anche possibile, in caso di fratture traumatiche con grave deformazione del corpo vertebrale, riespandere la vertebra grazie a multipli sistemi (stent intravertebrali, altri dispositivi per la riespansione vertebrale) per ripristinare una morfologia vertebrale quanto più vicina al dato fisiologico. Oggi sono infine allo studio nuove sostanze (“osteoinduttori”) in grado di stimolare ed accelerare la ricrescita ossea vertebrale, che costituiranno il futuro della riparazione di una frattura vertebrale.
Dolore lombare cronico articolare e Radioablazione – Fissazione transfaccettale
Le faccette articolari costituiscono i punti di contatto tra gli archi posteriori delle vertebre, e suppliscono in parte al carico gravitazionario sulla colonna vertebrale. La “Sindrome da faccette articolari infiammate” può mimare la stessa sintomatologia di un’ernia discale. Il paziente avverte solitamente un dolore lombare (lombalgia), più frequente al risveglio mattutino, accompagnato da rigidità lombare e, saltuariamente, irradiazione a uno o entrambi gli arti inferiori, mimando una sciatica.
I trattamenti percutanei di elezione sono:
- Denervazione delle faccette articolari: trattamento mininvasivo, spesso preferibile in soggetti di età avanzata o in caso di artriti a più livelli, con semplice introduzione di radioaghi che distruggono il nervo articolare a 90 gradi in 3 minuti. La procedura è eseguita in anestesia locale.
- In caso di dolore persistente (anche dopo denervazione) o di danno articolare su un unico livello, soprattutto nel soggetto giovane e sportivo, è possibile eliminare la lombalgia da instabilità delle faccette articolari mediante l’inserimento – sempre in semplice anestesia locale e con metodica TCguidata- di due piccole microviti transarticolari: in questo modo si evita che le articolazioni siano causa di dolore per un loro eccessivo movimento, senza che venga alterata in alcun modo la fisiologica flessibilità del rachide del paziente
Dolore lombare cronico vertebrale e Denervazione basivertebrale
Alla base del comune mal di schiena o lombalgia può manifestarsi dolore cronico costante, che costringe all’assunzione di farmaci, causato da un edema (spesso a genesi meccanica per un’ammortizzazione insufficiente delle vertebre a causa di danno dei dischi vertebrali), chiamato “edema di Modic tipo I”, confermato da studi di Medicina Nucleare come la SPECT-TC.
Il trattamento mininvasivo percutaneo TC guidato consiste nella moderna Radioablazione basivertebrale: in anestesia locale un apposito agocannula guida, con semplice puntura posteriore, una piccola sonda a radiofrequenza che distrugge a 66 gradi per 20 secondi il nervo vertebrale, senza alcuna conseguenza negativa per il paziente e con scomparsa definitiva del dolore.
Dolore lombare cronico sacrale e Fissazione percutanea sacroiliaca o Denervazione endoscopica
Spesso misconosciuta, in realtà l’instabilità sacroiliaca è causa di lombo-sacralgia tra il 5% ed il 25% dei casi di comune mal di schiena. Più frequente nelle donne per la sensibilità dell’articolazione agli estrogeni, un’instabilità sacroiliaca anche modesta causa dolore lombare o sciatalgico spesso indistinguibile da una comune lombalgia o sciatalgia.
La fissazione percutanea sacroiliaca viene eseguita in circa 60 minuti ed in anestesia locale/analgosedazione e rispetto all’intervento convenzionale, presenta minore invasività e maggiore precisione nel posizionamento delle viti percutanee.
Nei casi in cui, invece, non è possibile inserire microviti (ad es. nei casi di grave osteoporosi), viene effettuata la Radioablazione endoscopica sacroiliaca, che non cura la malattia da instabilità sacroiliaca ma ne annulla comunque il sintomo-dolore, deconnettendo le terminazioni nervose sacroiliache, distrutte in anestesia locale con microscopico elettrobisturi.
Dolore sciatico cronico e Neuromodulazione gangliare
Una sciatica viene definita per convenzione “cronicizzata” quando supera i 6 mesi e resiste ai comuni farmaci analgesici. Le cause possono essere varie: in genere si tratta di un danno subito dal nervo sciatico a causa di patologia compressiva lungodatante (ernia discale, tumore), ma esistono anche casi determinati da errore chirurgico.
La Neuromodulazione viene effettuata mediante microago a radiofrequenza, in anestesia locale, in circa 15 minuti e non comporta alcun allettamento da parte del paziente.