Ortopedia > Chirurgia ortopedica rigenerativa
Il Centro di Ortopedia di UPMC Salvator Mundi International Hospital dispone di un servizio di chirurgia ortopedica rigenerativa. Alla base del trattamento c’è l’impiego di cellule staminali di derivazione adipocitaria (ADSC), per la rigenerazione dei tessuti e della cartilagine, per controllare il dolore ed aumentare la capacità motoria.
I vantaggi dell'utilizzo delle cellule staminali di derivazione adipocitaria (ADSC)
Le cellule staminali di derivazione adipocitaria (ADSC) hanno il potenziale per differenziarsi in condrociti, adipociti, osteoblasti e miociti. Attualmente sono considerate un’ottima fonte di condrociti a causa della facilità di prelievo, della loro abbondanza nel tessuto adiposo e del basso tasso di morbilità ed effetti collaterali, nonché di una procedura poco invasiva; possono inoltre essere ottenute facilmente tramite una procedura di liposuzione standard in anestesia generale o locale e senza la necessità di espansione in coltura.
Le cellule staminali di derivazione adipocitaria sono determinanti nel processo di rigenerazione della cartilagine: una volta innestate nello spazio articolare, stimolano la produzione della cartilagine, migliorano la lubrificazione del comparto intra-articolare, aumentano la distanza tra i capi articolari e riducendone l’attrito, mantengono lo spazio articolare per migliorare l’attività visco suppletiva del liquido sinoviale e inducono la rigenerazione cartilaginea sia dopo un processo traumatico che cronico-degenerativo.
Indicazioni al trattamento
La chirurgia ortopedica rigenerativa è indicata in caso di:
- Osteoartrosi: malattia degenerativa cronica caratterizzata da erosione della cartilagine articolare, dolore, rigidità e crepitio.
Queste alterazioni sono associate all’invecchiamento, a fattori metabolici – come l’iperglicemia, la dislipidemia e l’obesità che influenzano i tessuti articolari – a traumi sportivi.
L’obesità, le attività professionali e gli infortuni sportivi sembrano essere le cause più comuni di osteoartrosi nelle popolazioni più giovani e atletiche. Secondo le stime delle Nazioni Unite fino al 2050, 130 milioni di persone saranno colpite da osteoartrosi in tutto il mondo, di cui 40 milioni svilupperanno una forma grave.
La cartilagine articolare, avendo una struttura non vascolarizzata, possiede una limitata capacità di rigenerazione che la rende una delle parti del corpo più fragili e soggette all’usura. In caso di usura, degenerazione articolare e traumatismo, i capi ossei si avvicinano causando dolore con conseguente difficoltà nella deambulazione – fino ad ostacolare perfino i movimenti più semplici – e nel normale di utilizzo dell’arto interessato.
Le procedure di trattamento chirurgico tradizionali per l’osteoartrosi sono limitate e incapaci di invertire il danno della cartilagine articolare. Per superare queste limitazioni, le terapie cellulari vengono impiegate per riparare e rigenerare la struttura e la funzione dei tessuti articolari. - Processi artrosici cronico-degenerativi a carico delle articolazioni
- Lesioni post traumatiche a carico dei tessuti cartilaginei e muscolo-tendinei
- Eventi degenerativi e post-traumatici a carico di ginocchio e anca, ma anche di spalla e gomito: ginocchio ed anca sono le zone più soggette a sollecitazioni, sulle quali grava il peso del corpo, e le più colpite dai traumi sportivi. La tecnica rigenerativa per il ginocchio e per l’anca consente pertanto sia di controllare il dolore e aumentare la capacità motoria del paziente nel processo cronico-degenerativo – rallentando così il progredire della malattia e procrastinando un eventuale intervento protesico – sia di coadiuvare il processo di riparazione e rigenerazione tissutale nella chirurgia ricostruttiva post traumatica.
L'intervento di chirurgia ortopedica rigenerativa
L’innesto autologo di ADSC è un intervento chirurgico che avviene in un unico tempo operatorio e che prevede il prelievo e l’innesto di cellule mesenchimali adipose nello stesso paziente.
Si tratta di un autotrapianto: il paziente è contemporaneamente donatore e ricevente. Questo comporta dei vantaggi: l’assenza di complicanze quali rigetto del trapianto e trasmissione di malattie infettive da altro donatore; un buon attecchimento del tessuto trapiantato e tempi di recupero veloci con buoni risultati a medio e lungo termine.
L’intervento di chirurgia rigenerativa può essere eseguito in anestesia locale con sedazione in regime di day-hospital oppure in anestesia generale in regime di ricovero a seconda dell’estensione delle aree da trattare, del quadro clinico e delle necessità del paziente.
I tempi chirurgici, a seconda della quantità di tessuto da impiantare, possono variare tra i 45 ed i 90 minuti.
Dopo l’anestesia locale o generale l’intervento si articola nelle seguenti fasi:
- Prelievo – fat harvesting:
Nel corpo ci sono differenti depositi naturali di grasso: l’addome rappresenta l’area donatrice più comune, seguito dalla regione trocanterica e dalla superficie interna di cosce e ginocchia. Il prelievo di tessuto adiposo viene generalmente effettuato con il metodo bagnato (wet method), secondo il metodo Coleman, il meno traumatico, in grado di determinare un aumento di vitalità degli adipociti e di sopravvivenza del trapianto. In sintesi, il grasso vien aspirato, lavato ed inserito nella centrifuga.
- Processazione del grasso prelevato – fat processing:
il grasso prelevato viene purificato generalmente per centrifugazione. Si ottiene così il macrofat: una parte si utilizza direttamente per il reimpianto, un’altra viene invece processata per produrre micro e nanofat.
- Trasferimento degli adipociti nell’area da trattare – fat injection:
I principi del reimpianto di tessuto adiposo sono basati sulla ottimale vascolarizzazione del sito ricevente in modo da aumentare la sopravvivenza del grasso. In artroscopia si procede allo shaving articolare, ovvero alla pulizia cartilaginea, rimuovendo eventuali porzioni danneggiate. Con piccole cannule, attraverso multiple infiltrazioni di piccoli volumi di grasso, si procede all’innesto autologo di tessuto adiposo all’interno della cavità articolare.
Nel post-operatorio, nell’area del prelievo viene applicata una guaina compressiva, per ridurre eventuali ecchimosi o gonfiori, che viene mantenuta generalmente per tre settimane dopo l’intervento. Può essere presente un lieve indolenzimento delle aree trattate, controllabile comunque con antidolorifici di uso comune. Il ritorno alle normali attività è graduale, nell’arco di alcune settimane.